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L'Archivio di Ludovico Muratori - Carteggi
L’ Archivio Muratoriano è in massima parte costituito dall’archivio personale di Lodovico Antonio Muratori (1672-1750), bibliotecario e archivista del duca d’Este a Modena, considerato il fondatore della storiografia moderna. Ordinato sacerdote, egli orientò i suoi studi tra letteratura e religione dedicandosi negli anni della maturità ad opere di carità e contemporaneamente alla stesura di compendiose opere storiche, letterarie, giuridiche e di argomento religioso.
L’epistolario conta 2054 corrispondenti per un totale di ben oltre 20.000 lettere, con materiale allegato di varia tipologia, da cui emerge la molteplicità di relazioni di Lodovico nel contesto culturale europeo. La digitalizzazione è tuttora in fase di completamento, mancano le filze (69-98), al momento consultabili all’interno della Biblioteca Estense di Modena dove sono conservati.
Fondo Manzoniano
Nel luglio del 1885, solo dodici anni dopo la morte di Alessandro Manzoni, Pietro Brambilla (marito di Vittoria, nipote del Manzoni) comunicava la volontà della famiglia di destinare la raccolta dei manoscritti manzoniani in suo possesso alla Biblioteca Braidense e chiedeva, però, che la biblioteca destinasse "un apposito locale" ad accogliere le opere del Manzoni "e pubblicazioni relative" con esplicita "menzione della donazione fatta".
Incrementarono la raccolta il dono di Ercole Gnecchi (vari autografi), il legato testamentario di Giulia Costantini Manzoni (pezzi di iconografia manzoniana) e la raccolta Vismara ricca di molte rare edizioni de I Promessi sposi.
Attualmente la raccolta manzoniana comprende 250 manoscritti (per un totale di circa 9.000 carte), 550 volumi della biblioteca del Manzoni di cui 200 postillati, circa 5.000 pezzi di carteggio, 1.000 volumi di opere del Manzoni, 1.000 volumi di critica e 1.800 pezzi collocati in miscellanea.
Carteggi del padre camaldolese matematico Guido Grandi
Il padre camaldolese Guido Grandi (Cremona 1671 – Pisa 1742) entrò nel 1687 nel monastero camaldolese di Sant’ Apollinare in Classe. Dopo una formazione prettamente umanistica venne a contatto con gli studi matematici a Santa Maria degli Angeli, dove nel 1694 venne nominato lettore di filosofia. Nel 1700 entrò nel monastero pisano di San Michele in Borgo e gli fu conferita dal granduca toscano una lettura straordinaria di filosofia a Pisa, dove restò da allora in poi rifiutando proposte sia da parte di altre università sia della Curia romana. Affiancò sempre l'insegnamento filosofico a quello della matematica, aprendosi anche a corsi di meccanica, ottica, idraulica ed astronomia e lasciandoci, oltre alla corrispondenza con gli scienziati più prestigiosi di tutta Europa, una produzione letteraria, specie nella storia ed agiografia camaldolese, e scientifica ampia e non ancora completamente studiata. Inoltre Grandi coltivò anche interesse per la musica.
Il materiale librario appartenuto al padre, testimone della vastità dei suoi interessi e dello studio accurato che egli profuse in questa ampia gamma di materie scientifiche, rimasto relativamente compatto, è pervenuto alla Biblioteca universitaria in seguito alla soppressione nel 1783 del monastero dei Camaldolesi di San Michele in Borgo.
Del complesso del suo carteggio, invece, in parte digitalizzato dalla biblioteca, sono pervenute ad essa circa 4.000 lettere, testimonianza anch’esse dell'importanza, della statura scientifica e dell’ecletticità di interessi del padre il quale corrispose con scienziati quali Alessandro Marchetti, Antonio Magliabechi, Eustachio Manfredi e Antonio Vallisneri considerati tra i più illuminati del loro tempo.
Lettere a Ippolito Rosellini
L’egittologo Ippolito Rosellini (Pisa 1800 – Pisa 1843) fu direttore della Biblioteca universitaria pisana dal 1835 al 1843 e contemporaneamente docente di filologia, lettere e archeologia orientali nell’ateneo cittadino.
Diresse la Spedizione letteraria toscana in Egitto che affiancava quella francese negli anni 1828 – 1829, incarico che aveva ricevuto dal granduca di Toscana Leopoldo II. L’impresa vide il giovane egittologo italiano lavorare insieme a Jean-François Champollion, cui va il merito di aver decifrato nel 1822 la Stele di Rosetta, che ha aperto la strada agli studi sull'antico Egitto.
La preziosa collezione Rosellini fa parte del patrimonio bibliografico della Biblioteca universitaria alla quale è pervenuta in tre successive donazioni. La prima avvenne pochi giorni dopo la sua scomparsa ad opera della moglie Zenobia Cherubini, portavoce ed esecutrice delle ultime volontà del marito; la seconda donazione sempre da parte della moglie nel 1879 e l’ultima da parte del figlio Giovan Battista nel 1897.
All’interno del pregevole fondo è compresa una ricca corrispondenza scientifica e letteraria, testimonianza della sua vasta rete di conoscenze sia italiane sia straniere e della molteplicità dei suoi interessi.
Il progetto di digitalizzazione ha privilegiato le lettere relative ai diplomi conferitigli e quelle relative alla pubblicazione della sua opera I Monumenti dell’Egitto e della Nubia, oltre a due lettere autografe di Jean François Champollion.
Fondo pucciniano Bonturi - Razzi
Il fondo pucciniano acquisito di recente dalla Biblioteca Statale di Lucca comprende 515 documenti, per lo più inediti, provenenti da congiunti particolarmente vicini a Puccini: Giuseppe (Beppe) Razzi, marito di Alaide (Ida) Bonturi, sorella di Elvira, la moglie di Puccini. Beppe Razzi era per il cognato una specie di “segretario”. I documenti raccolti dalla famiglia Razzi consentono quindi di ampliare e approfondire la conoscenza e lo studio della vita non solo familiare, ma anche artistica e professionale del Maestro lucchese.
La raccolta comprende, oltre alle 120 lettere inviate da Puccini a Razzi, quelle indirizzate al Maestro da personaggi illustri del tempo, come Arrigo Boito, Pietro Mascagni, Jules Massenet, Franz Lehar. Intorno a questo epistolario si sono venuti ad aggregare materiali diversi, quali cartoline postali, telegrammi, disegni di pugno del Maestro e caricature ma anche alcune preziose testimonianze musicali come gli autografi di una composizione inedita (Andantino per voce e pianoforte), due fogli con una variante del terzo atto della Fanciulla del West, a cui si affianca lo spartito Ricordi (1890) per canto e pianoforte di Edgar con numerosi interventi di mano dell’autore e indicazioni sceniche per la rappresentazione a Lucca nel 1891. L’acquisizione del fondo nella sua integrità e la sua catalogazione e digitalizzazione costituiscono un contributo di grande rilevanza alla definizione dell’immagine di un compositore molto amato.
Carteggio del matematico Placido Tardy
Il Carteggio del matematico Placido Tardy (Messina 1816-Firenze 1914), donato alla Biblioteca universitaria di Genova nel 1925 dal professore Gino Loria, al quale rimane legata la segnatura dell’epistolario, è caratterizzato dalla corrispondenza (784 unità) di prestigiosi matematici italiani (G. Bellavitis, E. Beltrami, E. Betti, F. Brioschi, F. Casorati, ecc.) e stranieri (A. Cayley, P.G.L.G. Dirichlet, J. A. Grunert, T. A. Hirst, ecc.) col Tardy, professore universitario e attivista politico risorgimentale. Tra scambi di tipo scientifico, soprattutto nelle missive di Gabrio Luigi Cremona, trapelano questioni di carattere politico. Particolarmente interessante è la storia del sacerdote e matematico Domenico Chelini il quale, non potendo prestare giuramento allo Stato italiano, proprio in quanto sacerdote, rischia di perdere la possibilità di insegnare matematica e di ricevere un sussidio pensionistico per l'insegnamento svolto negli anni. Anche nelle missive di Angelo Genocchi traspaiono questioni politiche post unitarie e passioni risorgimentali mai sopite. Interessanti poi le lettere dell'astronomo Cristian Heinrich Friedrich Peters protagonista dei moti rivoluzionari del 1848 a Messina e Catania. L'arco cronologico del carteggio è 1837-1904. Il progetto di digitalizzazione e studio del carteggio è stato realizzato in collaborazione con le cattedre di matematica dell'Università degli studi di Palermo (professore Aldo Brigaglia) e Genova (professoressa Giuseppina Fenaroli) e finanziato con i fondi di un Progetto di ricerca (PRIN) per gli anni 2006-2008 dedicato a La nascita della scuola italiana di Matematica: pubblicazione di archivi elettronici e di carteggi.
Carteggio Michele Ferrucci
Michele Ferrucci (Lugo di Romagna 1801 – Pisa 1881), insigne latinista, fu direttore della Biblioteca universitaria di Pisa dal 1848 fino 1881, anno della sua morte e, come era allora consuetudine, contemporaneamente, docente nella stessa università della città.
Alcuni anni prima della scomparsa aveva donato il suo carteggio alla biblioteca che dirigeva; questo primo nucleo fu successivamente ampliato con il dono da parte del figlio della biblioteca personale del professore composta da 4890 volumi dei secoli XVI-XIX e da 2951 opuscoli del XIX secolo relativi a letteratura e filologia classica.
Nel carteggio spiccano per importanza le lettere autografe, inviate a lui ed a sua moglie Caterina Franceschi da letterati e politici illustri tra cui si segnalano Giuseppe Giusti, Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni e Ugo Foscolo. Ferrucci e la moglie, infatti, avevano fatto della loro casa pisana un salotto letterario, frequentato dai letterati locali ma anche italiani e stranieri di passaggio in Toscana.
Michele Ferrucci era arrivato a Pisa dopo alterne vicende, seguite all’imposizione di abbandonare Bologna, dove aveva ottenuto la cattedra di lettere latine, perché compromesso nei moti del 1831. A Pisa aveva ottenuto la cattedra di storia ed archeologia che era stata dell’egittologo Ippolito Rosellini, a cui aggiunse l’insegnamento di lettere greche e latine. Con il riordinamento dell’università, dopo l’insediamento del governo provvisorio toscano nel 1859, mantenne solo l’insegnamento di letteratura latina oltre alla direzione della biblioteca.
Bicentenario Verdiano 2013. Materiali e documenti della Biblioteca nazionale Braidense
Le 63 lettere di Giuseppe Verdi indirizzate alla contessa Clara Maffei (più altre tre della moglie Giuseppina Strepponi), sono pervenute alla Braidense nel 1886 per legato testamentario della stessa Maffei.
I quattro volumi dell' album amicorum di Clara Maffei in custodia lignea (Copie des lettres, Journal, Poesie, Souvenir) sono stati acquistati dalla Biblioteca Nazionale Braidense all’Asta Christie's n. 159 di Roma del 26 gen. 1989 (Lotto 211). Claretta Maffei fu nota per il suo salotto milanese, punto d'incontro di tante persone illustri: letterati, artisti e patrioti del Risorgimento, tra cui Alessandro Manzoni, Emilio Bignami, Massimo d'Azeglio, Honoré de Balzac, il compositore ungherese Franz Liszt e Giovanni Prati divenendo col tempo un punto di ritrovo esclusivamente politico.
La Maffei nel 1842 conobbe il giovane compositore parmigiano che aveva messo in scena il Nabucco riscuotendo un successo trionfale aprendogli le porte di una carriera straordinaria e decretando immancabilmente un nuovo ingresso in casa Maffei: quello di Giuseppe Verdi. Il massimo compositore italiano del secondo Ottocento diventò un frequentatore assiduo della casa e, entrato in intima amicizia sia con Clara che con suo marito Andrea, svolse un'importante funzione di mediatore quando, nel giro di poco tempo, il loro matrimonio naufragò, sostenendo entrambi con la sua vicinanza umana in un momento così difficile. La fotografia di Giuseppe Verdi con dedica autografa del musicista a Clara Maffei, donata dalla contessa alla Braidense insieme alle numerose lettere di Verdi a lei indirizzate, sono la testimonianza visiva di un ben documentato rapporto tra i due personaggi.
Epistolario di Carlo De Marco (Brindisi 1711 - Napoli 1804)
Nasce a Brindisi il 12 novembre 1711 uno dei principali artefici del cambiamento e del riformismo del governo borbonico di Ferdinando IV. Avviato ali studi dallo zio materno Antonio Baoxich, vicario generale dell'Arcidiocesi, per poi completarli a Napoli, dove si stabilì. Qui divenne uno stimato giureconsulto del regno e a lui furono dati sin dal 1743 compiti di Auditore regio.
Quando Carlo III divenne re di Spagna (1759) lasciando il trono al giovanissimo figlio Ferdinando, Carlo De Marco fu chiamato a far parte del Consiglio di Reggenza presieduto da Tanucci, occupandosi delle riforme che abolirono quasi del tutto il feudalesimo.
Con il raggiungimento della maggiore età di Ferdinando IV e la costituzione di un proprio governo, a Carlo De Marco fu affidato il ministero di Grazia e Giustizia e degli Affari ecclesiastici, un compito che tenne per quasi 30 anni, durante il quale abolì gabelle e pedaggi che gravavano sulla popolazione, ed avviò il programma di lavoro per la sistemazione del porto di Brindisi ridotto in palude.
Il primo ministro Acton, successore di Tanucci, spinse il sovrano a combattere i rivoluzionari francesi, nell'occasione il De Marco oltre a favorire utili consigli, mise a disposizione dell'erario 40mila ducati del proprio patrimonio per la causa.
Ma nel 1799 il re, rientrato dalla Sicilia dopo i 5 mesi della Repubblica Partenopea, tolse al De Marco ogni bene e carica, sospettando, presumibilmente, di far parte del movimento giacobino.
Morì da sconosciuto privato nel 1809.
La collezione digitale contiene 184 lettere scritte fra il 1728 e il 1751 e quasi tutte indirizzate all’avvocato Ferdinando De Leo. Attraverso queste lettere è possibile ricostruire uno spaccato sia della vita personale del De Marco sia della vita pubblica di quegli anni.
Carteggi del patriota letterato Vittorio Imbriani
I Carteggi consentono di conoscere ed approfondire l'opera di Vittorio Imbriani. Le missive sono vergate da illustri corrispondenti – tra i quali Antonio e Raffaele Casetti, Bertrando Spaventa, Edmondo De Amicis, Giosuè Carducci - eruditi, uomini di lettere, critici, giornalisti, artisti, politici e storici, infine da amici e conoscenti. Costituiscono una parte rilevante ed interessante del prezioso “Legato Imbriani”, posseduto in eredità dalla Biblioteca Universitaria di Napoli.