Libri
Il Fondo Urbinate della Biblioteca universitaria Alessandrina
La Libraria nuova di Francesco Maria II, ultimo duca di Urbino, é il nucleo fondante della Biblioteca universitaria Alessandrina che, grazie alla prestigiosa collezione, poté configurarsi come biblioteca universitaria di prestigio, in grado di rappresentare il sapere dell’epoca nelle sue varie declinazioni disciplinari. La biblioteca urbinate era una delle raccolte più illustri e ricche del Rinascimento. Iniziata nella seconda metà del Quattrocento da Federico di Montefeltro, primo duca di Urbino, grande bibliofilo e committente di lussuosi manoscritti, la biblioteca aveva continuato ad accrescersi per più di un secolo e mezzo fino all’epoca dell’ultimo duca che vi aveva profuso fondi ed energie, costituendo a Urbania anche una seconda raccolta, composta soprattutto da libri a stampa, in grado di documentare i risultati più aggiornati della ricerca: la Libraria nuova di Urbania, famosissima all’epoca per la sua completezza e armonia. Alla morte di Francesco Maria la gran parte del prezioso fondo fu trasferito alla nascente biblioteca Alessandrina, mentre ad Urbania (già Casteldurante) rimasero 500 volumi a stampa conservati nella sede originaria e attualmente presenti nel fondo antico della Biblioteca Comunale. Nell’ambito del progetto La libraria di Francesco Maria II della Rovere sono state digitalizzate tre classi semantiche: Artes variae, Relationes, Geographia, per un totale di 425 volumi e di circa 120.000 immagini. La scelta delle tre classi, oggetto anche di interventi di restauro e di manutenzione conservativa, nasce dal loro particolare interesse bibliografico ed iconografico.
Rariora Marciana
Fra il complesso delle raccolte della Biblioteca Nazionale Marciana sono stati individuati alcuni ambiti di particolare interesse e di contenuto coerente con la secolare storia della Biblioteca e della Repubblica di Venezia: incunaboli appartenuti al cardinale Bessarione, incunaboli e cinquecentine stampati da Aldo Manuzio e postillati, incunaboli e cinquecentine stampati su pergamena, opuscoli e raccolte di rappresentazioni relativi agli avvenimenti che precedettero e seguirono la battaglia di Lepanto, raccolte di componimenti per grandi feste e celebrazioni pubbliche di Venezia (le regate storiche, le corse dei tori, le rappresentazioni per celebrare San Marco).
La Biblioteca Marciana deve la sua origine al mecenatismo del cardinale Bessarione: nel 1468 donò la sua raccolta di codici a Venezia, in considerazione della fiducia nella solidità politica della Repubblica e dell’impegno della medesima a permettere la libera consultazione di tutte le opere agli studiosi. Vi aggiunse alcune opere a stampa, ventitré incunaboli stampati a Roma e Foligno fra il 1467 e il 1472, anno della sua morte.
Aldo Manuzio, uno dei più rappresentativi editori/tipografi nella storia della stampa, scelse nel 1490 come sede per la sua tipografia Venezia, dove strinse molti legami di studio e amicizia con letterati e artisti. Nel 1502, grazie agli assidui rapporti con intellettuali e studiosi, Manuzio fondò l’Accademia Aldina dedicata allo studio dei classici greci.
Venezia, teatro di grandi imprese editoriali, fu considerata sino alla metà del XVI secolo la capitale europea della stampa. Le stamperie in laguna erano oltre centocinquanta, non soltanto veneziane, ma anche espressione delle comunità straniere che vi risiedevano.
Judaica
Tratti dalla raccolta dell’abate Giovanni Bernardo De Rossi (1742-1831) che insegnò lingue orientali nella facoltà teologica dell'Università di Parma dal 1769 al 1821, sono stati digitalizzati gli 81 incunaboli ebraici della Biblioteca Palatina, tra i quali l’unico esemplare conservato del primo libro a stampa in ebraico con data certa (18 febbraio 1475), e 103 cinquecentine ebraiche stampate in Italia, tra cui quattro bibbie. Molti volumi testimoniano l’attività di Gershom Soncino e della sua famiglia, una delle più importante famiglie ebree dedita all’arte della stampa.
La raccolta, una delle più preziose al mondo di manoscritti e stampati ebraici, fu acquistata nel 1816 da Maria Luigia d'Austria per farne dono alla Regia Bibliotheca Parmense, e si compone di 1432 codici dei secoli 11.-16., molti dei quali splendidamente miniati e di 1464 volumi a stampa, la cui data di edizione è compresa tra il 15. e il 18. secolo; ad essi si aggiungono 10 manoscritti greci, 85 latini, 31 in volgare e diversi in svariate altre lingue.
Il fondo, che si distingue per antichità e qualità dei testi nonché per la preziosità delle miniature, accoglie, oltre alle bibbie, numerosi salteri, testi filosofici, giuridici e cabbalistici, testimonianza della ricchezza intellettuale e spirituale dei gruppi ebraici della diaspora e delle loro molteplici attività culturali.
Gli incunaboli in volgare della Biblioteca nazionale Marciana
La Biblioteca nazionale Marciana di Venezia partecipa al progetto "Incunaboli in volgare" di Internet Culturale, realizzato in collaborazione con BibIt che metterà a disposizione circa 1800 incunaboli con testi in volgare presenti in biblioteche italiane e straniere. Si tratta di prime edizioni o di edizioni significative di testi in volgare - dai romanzi cavallereschi, alle opere religiose, ai calendari - particolarmente significativi in quanto conservati in pochissimi, o unici, esemplari.
Le raccolte della Biblioteca Marciana comprendono 2883 incunaboli, a cominciare dalle prime stampe romane di Sweynheym e Pannartz nei preziosi esemplari appartenuti al cardinale Bessarione e lasciati alla morte, nel 1472, alla Serenissima, e dal primo libro stampato a Venezia nel 1469, il Cicerone di Giovanni da Spira. Il Quattrocento si conclude a Venezia, uno dei centri più importanti per numero di stampe e attività di botteghe di tipografi, con i prestigiosi volumi di Aldo Manuzio.
Per la maggior parte gli incunaboli marciani provengono dai beni delle mani morte, ossia dalle soppressioni degli enti religiosi che tra la seconda metà del Settecento e l'inizio dell'Ottocento provocarono notevoli incameramenti e passaggi di proprietà.
Gli incunaboli marciani sono collocati in serie diverse, e in particolare sono distinti tra "Incunaboli" stampati fuori della città lagunare, e "Incunaboli Veneti", stampati a Venezia. Altri opuscoli, di consistenza e dimensioni minori, sono legati insieme e raccolti entro "Miscellanee legate". Svariate fra le opere della stampa quattrocentesca di testi in volgare sono appunto composizioni brevi o testi per occasione, di respiro corto e destinate a una grande diffusione, ma anche ad una altissima percentuale di perdita.
Libri antichi delle biblioteche della provincia di Brindisi
La collezione comprende 224 edizioni del '500 e qualche esemplare del '600 conservati presso le biblioteche di Ostuni, Mesagne, Francavilla Fontana, San Pietro Vernotico, Oria, Brindisi, Latiano, San Vito dei Normanni.
“Libri antichi delle biblioteche della provincia di Brindisi”, “Storia locale. Brindisi e il suo territorio” e l’ “Epistolario di Carlo De Marco” sono state realizzate dalla Biblioteca provinciale di Brindisi, e fanno parte di un progetto più ampio realizzato dalla Regione Puglia con i Fondi europei di sviluppo regionale FESR 2007-2013, Asse IV Cultura. Nel settore dei beni librari sono state coinvolte complessivamente sessanta biblioteche, ripartite per le sei provincie del territorio pugliese. A fine progetto sono state digitalizzate più di 1.800.000 pagine. Questa realizzazione costituisce un primo passo per la valorizzazione del patrimonio librario pugliese con il recupero di testi antichi, delle pubblicazioni sulla storia locale e fondi speciali, mettendo in luce la ricchezza e l’importanza del patrimonio bibliografico e documentario locale.
In questa collezione, il nucleo dei volumi digitalizzati interessa le discipline: filosofia, letteratura, religione e scienze con autori come San Tommaso d’Aquino, Roberto Bellarmino, Erasmo da Rotterdam, Pietro Bembo, Ulisse Aldrovandi. Ripropone trattati di agricoltura del 1575, e opere di grande interesse di amministrazione dello Stato con le Decisiones Sacri Consilii Neapolitani, opere storiche in greco antico Polybioy metapolitoy istorion biblia è kai epitmai ib. = Polybij megapolitani historiarum libri priores quinque, Nicola Perotto episcopo Sipontino interprete. Item epitome sequentium librorum usque ad decimumseptimum... Rerum quoq ..., o in volgare come Della historia vinitiana di m. Pietro Bembo card. volgarmente scritta. [...].
Fondo Manzoniano
La collezione digitale del Fondo Manzoniano contiene un centinaio di pubblicazioni a stampa, che costituiscono una selezione delle opere, le sole pagine postillate da Manzoni.
Opere a stampa del fondo Hortus Pisanus
Il Fondo cinque-secentesco, piccolo ma prezioso, fu depositato nella Libreria dello Studio pisano intorno al 1780. Proveniva dalla biblioteca del Giardino dei Semplici - l’Orto Botanico pisano, istituito nel 1543.
Il fondo si compone attualmente di 7 manoscritti e 74 volumi.
La quantità originaria dei volumi stampati tra il 1517 e il 1615 era di 110 come risultava dall’inventario stilato nell’estate del 1626 dal provveditore generale dello Studio pisano monsignor Gerolamo da Sommaia. Essi si configuravano come una vera e propria biblioteca specialistica organizzata per formato e collocata per numeri progressivi. Su tutti i volumi era impresso lo stemma granducale.
Della collezione originaria, già dal Catalogus Bibliothecae Pisanae Academiae di Cesare Malanima del 1798, risultano mancanti almeno quaranta delle 110 opere a stampa; anche se il nucleo originario era giunto integro in biblioteca, i volumi erano andati dispersi quando ancora la sede era nel palazzo della Specola, in quanto, presumibilmente, erano stati parzialmente venduti o scambiati con altri.
Il fondo andato confuso all’interno del patrimonio librario della biblioteca, è stato ricostruito con perizia bibliografica in occasione delle mostre medicee del 1980.
Le opere a stampa della collezione offrono il panorama degli interessi scientifici dei prefetti dell’Orto e degli scienziati che lo frequentavano, che spaziava oltre i contenuti propriamente naturalistici, dalla mineralogia, alla matematica astronomica, all’alchimia all’utilizzazione medicinale delle piante, all’allora proibito interesse per la iatrochimica.
In particolare i trattati cinquecenteschi – citiamo l’Historia animalium di Gesner, l’Ornithologiae di Aldrovandi, l’Icones piscium di Salviani - sono vere opere enciclopediche nelle quali l’iconografia ha il merito di riprodurre la realtà naturale rifiutando l’ispirazione trascendente medievale.
Il Fondo cinque-secentesco, piccolo ma prezioso, fu depositato nella Libreria dello Studio pisano intorno al 1780. Proveniva dalla biblioteca del Giardino dei Semplici - l’Orto Botanico pisano, istituito nel 1543.
Il fondo si compone attualmente di 7 manoscritti e 74 volumi.
La quantità originaria dei volumi stampati tra il 1517 e il 1615 era di 110 come risultava dall’inventario stilato nell’estate del 1626 dal provveditore generale dello Studio pisano monsignor Gerolamo da Sommaia. Essi si configuravano come una vera e propria biblioteca specialistica organizzata per formato e collocata per numeri progressivi. Su tutti i volumi era impresso lo stemma granducale.
Della collezione originaria, già dal Catalogus Bibliothecae Pisanae Academiae di Cesare Malanima del 1798, risultano mancanti almeno quaranta delle 110 opere a stampa; anche se il nucleo originario era giunto integro in biblioteca, i volumi erano andati dispersi quando ancora la sede era nel palazzo della Specola, in quanto, presumibilmente, erano stati parzialmente venduti o scambiati con altri.
Il fondo andato confuso all’interno del patrimonio librario della biblioteca, è stato ricostruito con perizia bibliografica in occasione delle mostre medicee del 1980.
Le opere a stampa della collezione offrono il panorama degli interessi scientifici dei prefetti dell’Orto e degli scienziati che lo frequentavano, che spaziava oltre i contenuti propriamente naturalistici, dalla mineralogia, alla matematica astronomica, all’alchimia all’utilizzazione medicinale delle piante, all’allora proibito interesse per la iatrochimica.
In particolare i trattati cinquecenteschi – citiamo l’Historia animalium di Gesner, l’Ornithologiae di Aldrovandi, l’Icones piscium di Salviani - sono vere opere enciclopediche nelle quali l’iconografia ha il merito di riprodurre la realtà naturale rifiutando l’ispirazione trascendente medievale.
Opere a stampa della Biblioteca Augusta di Perugia
La collezione comprende un gruppo di volumi antichi e moderni provenienti da vari fondi librari della Biblioteca Augusta, alcuni dei quali anche piuttosto rari e perciò di difficile reperibilità, selezionati in quanto estremamente significativi riguardo alla città di Perugia. Sono presenti numerosi testi riguardanti la storia cittadina (dalle antiche cronache medievali e rinascimentali edite nel XIX secolo da Ariodante Fabretti, alle biografie degli uomini illustri perugini di Cesare Alessi e di Giacinto Vincioli, alle storie cittadine di Cesare Crispolti e Felice Ciatti), la politica e le istituzioni locali, la storia della stampa, le istituzioni civili e religiose, l’arte e l’architettura.