Stampe e disegni della Roma antica dalla Biblioteca di Archeologia e Storia dell'arte

C. Iulii Caesaris dictatoris triumphi de Gallia […], 1692. Dagli affreschi del Mantegna al Palazzo Ducale di Mantova.
Amphitheatrum, quod in Exquilijs non procul à templo S. Crucis in Hierusalem lateritium visitur, de vicino Tiberij Caes. castro, cognomen castrense consecutum. [Roma] : Henricus Van Schoel excudit, [1602-1622] [Lafrery, Antoine]1602-1622
Du Pérac, Etienne <1525?-1604>: Naumaohiae idest navalis pugnae ex vetusteis lapidum et nummorum monumenteis graphica deformatio / [Etienne Du Perac]. [Roma] : Henricus van Schoel excudit, [1602-1622] [Duchet, Claude]1602-1622
Insula tiberina / Ambrosius Brambilla fecit. [Roma : Orlandi, Giovanni] 1602

Il fondo Lanciani, acquistato nel 1929 dall'Istituto Nazionale di Archeologia e Storia dell'Arte, è costituito dai manoscritti, dalla collezione di stampe e di disegni e dalla biblioteca di Rodolfo Lanciani e costituisce la gran parte di questa collezione digitale.

Oltre a ricoprire cariche governative, Lanciani è vicedirettore del Museo Kircheriano e Direttore degli scavi dal 1877, e dall'anno seguente è professore della cattedra di Topografia romana all'Università di Roma. La sua attività si svolge sul campo con ricognizioni e scavi, condotti nell'area della città di Roma e nella campagna circostante, accompagnati da ricerche di documenti e dall'elaborazione di rapporti, pubblicati mensilmente nei periodici specializzati ufficiali. Le sue più importanti ricerche sono state alla base di opere fondamentali per l'archeologia romana come la Forma urbis Romae (1893-1901) e la Storia degli scavi, iniziata a pubblicare nel 1902.

Negli studi di topografia romana si distingue notevolmente dai suoi contemporanei per aver privilegiato la documentazione grafica come supporto essenziale alle fonti scritte. In una nota manoscritta egli descrive così la genesi della sua collezione di stampe e disegni: "L'importanza di questa collezione deriva dal gran numero di disegni originali e stampe avanti lettera da me acquistate dagli eredi degli architetti incisori. Butii, Paolo Posi, G.B. Cipriani, Ludovico Caracciolo, Luigi Canina, Luigi Rossini, Gian Luigi Valadier, Antonio de Romanis, Francesco Pannini, G. Winkelm[ann], Agostino Penna, Seroux D'Agincourt, Pinelli" ( Ms. Lanciani 136/2).

La collezione di stampe, disegni e fotografie è pervenuta in Biblioteca suddivisa in cartelle ed è stata successivamente ricomposta in volumi, conservando l'ordine originario. Una parte di questo materiale, estremamente eterogeneo, si può collocare in un arco temporale fra il 17. e il 19. secolo; esso è raccolto in volumi a carattere monografico su singoli monumenti (ad es. Colosseo, Fori etc.) o su una particolare tipologia (ad es. terme, fontane, acquedotti) o a carattere prettamente topografico e cartografico (ad es. Regiones, Piante di Roma, Panorami).

Una sezione della collezione Lanciani è costituita dal Fondo Lafréry: si tratta di una raccolta di circa cinquemila incisioni tratte da rami del 16. secolo - opera di diversi artisti - presenti nella bottega del maggiore editore-stampatore operante a Roma in questo campo, ripresi in edizioni successive quando le matrici passarono nell'arco di tre secoli ad altri stampatori (De Rossi, Losi, Calcografia Camerale): rappresenta l’interesse per lo studio delle antichità romane, sviluppatosi nel Rinascimento. Le incisioni coprono un arco temporale  che va dal 15. al 18. secolo.

Antonio Lafréry vende, nella sua bottega, insieme alle incisioni da lui commissionate a intagliatori diversi, anche stampe tirate da vecchi rami ritoccati e fogli acquistati da altri editori; infatti le stampe riproducenti opere dell’antichità romana pubblicate dal Lafréry nei primi tempi della sua attività, tra il 1544 e il 1553, sono in gran parte una riproduzione di esemplari editi dal Salamanca. Gli eredi del Lafréry, a loro volta commissionano nuove opere, e in seguito gli editori e stampatori che fino al XVIII secolo entrano in possesso delle lastre cinquecentesche (come i De Rossi e Carlo Losi) rieditano le stampe della raccolta indicata con il nome di “Speculum Romanae Magnificentiae”, arricchendola di contributi diversi.

Le stampe del Colosseo, dei Fori, degli Archi e Trionfi, degli Obelischi e delle Colonne, tratte dallo “Speculum Romanae Magnificentiae”, raffigurano monumenti dell’antica Roma, sia nella loro figurazione ideale che nello stato in cui si presentavano agli incisori e disegnatori che li raffigurano dal 16. al 18. secolo.