Letteratura della Biblioteca Augusta

Ms. B25, c. 1v. 1351-1375
Ms. L70, c. 1v. 1336-1345
Ms. C64, c. 4r. 1429-1500
Ms. D37, c. 3r. 1401-1500

La Biblioteca Augusta possiede più di 3400 manoscritti, ordinati in un unico fondo. La raccolta nasce con la donazione dell’umanista Prospero Podiani (1582). Gli incrementi maggiori giunsero con le biblioteche delle soppresse Corporazioni religiose perugine: con quella monastero di San Pietro pervennero anche i manoscritti, latini e greci, di Francesco Maturanzio, da lui lasciati a questo monastero per volontà testamentaria; con quella del convento di San Domenico i manoscritti di Leonardo Mansueti, generale dell'Ordine e che aveva raccolto una biblioteca personale di più di 500 volumi. Queste acquisizioni sono confluite indistintamente nel fondo dei manoscritti, per cui è possibile riconoscerne la provenienza solo dalle note di possesso o dalle antiche collocazioni, se presenti. A questi manoscritti si aggiunsero altri fondi manoscritti di intellettuali perugini. Nel 1867 il Comune di Perugia comprò la biblioteca manoscritta di Annibale Mariotti, medico, storico e letterato perugino morto nel 1801, ricca anche di appunti e documenti relativi alla storia della città. Furono acquisite anche le carte di Mariano Guardabassi, tra le quali un'interessante serie di taccuini in cui prese nota e disegnò qualche schizzo di tutto ciò che avesse una valenza storica, artistica e archeologica nei vari luoghi dell'Umbria (compresa la Sabina Reatina) da lui visitati. Alla fine del secolo pervenne la biblioteca di Ariodante Fabretti, storico e archeologo, ricca anche di manoscritti autografi del padre Giuseppe, anch’esso cultore di storia. Dei personaggi citati restano anche ricchi carteggi. La biblioteca conserva la serie completa degli antichi inventari, dal XVII al XIX sec.

La Sezione ospita manoscritti dell'Antico Fondo, risalenti ai secoli XIV-XV, pervenuti in Biblioteca tra i volumi di Prospero Podiani o in seguito alla soppressione delle Corporazioni religiose e all'incameramento dei loro beni.

Sono codici di indubbio valore non solo per i testi classici riproposti ma anche per le miniature in essi contenute, ancora oggi ben conservate, testimonianze di una pregiata arte, come quelle di due delle tre copie del XIV sec. della Divina Commedia, qui presenti.